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Prende corpo la protesta dei capitani di lungo corso e direttori di macchina defraudati del loro titolo professionale
Ministero infrastrutture e trasporti - Richiesta di interventi correttivi sulla riforma dei titoli professionali marittimi.
Alla c.a. della direzione generale della navigazione e trasporti marittimi - 00100 Roma
Gentili Signori, la legge n.50/1971 sulla nautica da diporto non aveva previsto il diritto alla patente nautica per nave da diporto senza sostenere esami per chi era in possesso del titolo professionale marittimo di Capitano di Lungo Corso. Accadeva di dover sottoporre ad esame un C.L.C. che volesse condurre la sua barchetta da diporto. Chiaramente imbarazzava che un esaminatore dovesse verificare il sapere già abbondantemente verificato e sperimenato in materia di navigazione, carte nautiche, nozioni elementari di meteorologia e regolamenti marittimi richieste dai programmi per il diporto.
Il legislatore dimostrò , con quella legge, tutta la sua assoluta mancanza di conoscenza del mondo professionale del lavoro marittimo.
Successivamente, qualcuno fece notare l'assurdità di quella legge, e fu introdotto una modifica che consentiva ai C.L.C. il rilascio della patente nautica per nave da diporto senza esami. Il "monstrum giuridico" sembrava risolto.
Purtroppo, con l'ultima riforma dei titoli professionali marittimi per adeguanmento alla normativa I.M.O. e CE, si è prodotto un nuovo "monstrum giuridico" ancora peggiore di quello del 1971.
E' stata "rubata" la professione ai C.L.C. che non avessero fatto richiesta di conversione del titolo vecchio con quello nuovo entro tempi determinati, è stato svuotato di contenuto professionale il titolo e la possibilità di riprendere la professione a chi avesse sostenuto esami di abilitazione prima del 2001.
Sono stati introdotti nel frattempo - con leggi dal sapore di nuovismi falsi ed inutili - titoli professionali per la navigazione da diporto, elargendo fondi pubblici ad istituti privatistici di formazione marinara, mentre esistevano ed esistono gli istituti tecnici nautici statali deputati per la formazione professionale dei marittimi.
Ancora peggio, con le stesse modifiche o innovazioni legislative in materia, i capitani di lungo corso e direttori di macchina non venivano ritenuti idonei a comandare navi e dirigere macchine di unità da diporto addette al charter (navi da passeggeri per diporto), mentre gli stessi da tempo comandavano e dirigevano motori di navi oceaniche da crociera (navi anche queste addette al charter diportistico di massa). Insomma, questi umiliati professionisti del mare erano ritenuti buoni per comandare navi oceaniche da passeggeri per tutto il mondo ma non sono ritenuti idonei e non possono comandare una piccola unità da diporto in navigazione litoranea costiera in servizio charter.
Queste nuove leggi di riforma dei titoli professionali marittimi, dimenticando il "monstrum giuridico" creato con la prima legge sul diporto del febbraio 1971, hanno voluto creare un nuovo e più grande "monstrum giuridico". C'è da chiedersi nelle mani di chi si trova il destino di un lavoratore del mare oggi in Italia.
Noi, certi di interpretare la protesta di altre migliaia di marittimi italiani, chiediamo ai burocrati di Stato e agli uomini politici che ne siano capaci e vogliano farlo di porre rimedio a tutto ciò investendo della questione il ministero competente, non cessando di denunciare al contempo, il grado di insipenza, inefficienza e dannosità sociale che viene causato alla categoria dei marittimi da una classe dirigente distratta e capace di produrre agli 'italiani che lavorano sul mare così gravi ingiustizie che certamente non meritano.
Il legislatore dimostrò , con quella legge, tutta la sua assoluta mancanza di conoscenza del mondo professionale del lavoro marittimo.
Successivamente, qualcuno fece notare l'assurdità di quella legge, e fu introdotto una modifica che consentiva ai C.L.C. il rilascio della patente nautica per nave da diporto senza esami. Il "monstrum giuridico" sembrava risolto.
Purtroppo, con l'ultima riforma dei titoli professionali marittimi per adeguanmento alla normativa I.M.O. e CE, si è prodotto un nuovo "monstrum giuridico" ancora peggiore di quello del 1971.
E' stata "rubata" la professione ai C.L.C. che non avessero fatto richiesta di conversione del titolo vecchio con quello nuovo entro tempi determinati, è stato svuotato di contenuto professionale il titolo e la possibilità di riprendere la professione a chi avesse sostenuto esami di abilitazione prima del 2001.
Sono stati introdotti nel frattempo - con leggi dal sapore di nuovismi falsi ed inutili - titoli professionali per la navigazione da diporto, elargendo fondi pubblici ad istituti privatistici di formazione marinara, mentre esistevano ed esistono gli istituti tecnici nautici statali deputati per la formazione professionale dei marittimi.
Ancora peggio, con le stesse modifiche o innovazioni legislative in materia, i capitani di lungo corso e direttori di macchina non venivano ritenuti idonei a comandare navi e dirigere macchine di unità da diporto addette al charter (navi da passeggeri per diporto), mentre gli stessi da tempo comandavano e dirigevano motori di navi oceaniche da crociera (navi anche queste addette al charter diportistico di massa). Insomma, questi umiliati professionisti del mare erano ritenuti buoni per comandare navi oceaniche da passeggeri per tutto il mondo ma non sono ritenuti idonei e non possono comandare una piccola unità da diporto in navigazione litoranea costiera in servizio charter.
Queste nuove leggi di riforma dei titoli professionali marittimi, dimenticando il "monstrum giuridico" creato con la prima legge sul diporto del febbraio 1971, hanno voluto creare un nuovo e più grande "monstrum giuridico". C'è da chiedersi nelle mani di chi si trova il destino di un lavoratore del mare oggi in Italia.
Noi, certi di interpretare la protesta di altre migliaia di marittimi italiani, chiediamo ai burocrati di Stato e agli uomini politici che ne siano capaci e vogliano farlo di porre rimedio a tutto ciò investendo della questione il ministero competente, non cessando di denunciare al contempo, il grado di insipenza, inefficienza e dannosità sociale che viene causato alla categoria dei marittimi da una classe dirigente distratta e capace di produrre agli 'italiani che lavorano sul mare così gravi ingiustizie che certamente non meritano.
Dott. Cap.l.c. Salvatore Delio
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